Test

Tabou Pocket wave 93 2014

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foto e testo windspirit.it
Misure 233 x 61 – 93 lt. – 7,1 Kg

Range Vele (4.5~6.4)

Costruzione: Flex Light Carbon Kevlar Construction

Pinne: Zinger – Anteriori 2 x 11 Slot Box – Posteriore 1 × 18 – Us Box

Il riuscitissimo “power wave” di casa Tabou continua ad evolversi.
La filosofia di Fabien Vollenweider di lavorare senza stravolgimenti ma apportando piccole migliorie è risultata senza ombra di dubbio vincente.
Il Pocket è la tavola da sfruttare in quelle condizioni per così dire “rognose” dove i cosiddetti “wave puri” sarebbero troppo pregiudicati.
Una tavola che consente di divertirsi sia nel wave con onda non regolare e vento rafficato – dall’onshore al sideshore – che nelle giornate di acqua piatta come freestyle utilizzando l’assetto single.
Per ottenere questo Fabien ha lavorato ad uno shape compatto dalla larghezza generosa e bilanciando le linee d’acqua in maniera da non perdere quel temperamento wave che contraddistingue le tavole di casa Tabou.

Primo sguardo

Inutile dire che anche quest’anno la grafica si fa notare. Di particolare effetto il carbonio in coperta che si intravede tra la grafica policroma sullo sfondo scuro e ancor più sulla poppa dove la trama è più evidente.
Distogliendo gli occhi dalla grafica la tavola, nonostante il volume notevole, appare molto compatta e bilanciata.
Dopo due anni con il medesimo shape, quest’anno nella zona di poppa si scorge la grande novità: i wingers.
I wingers, a differenza di quelli molto evidenti adottati per il cugino 3s, sono stati appena accennati, tanto che nelle foto viste in rete e sul catalogo Tabou non erano percepibili sebbene descritti.
Questa soluzione impiegata per “smagrire” la poppa e rendere la tavola maggiormente manovrabile, mi vede particolarmente entusiasta, in quanto pur non pregiudicando il comportamento generale si conferisce alla tavola vivacità e brio decisamente necessari tra le onde.
La linea scoop rocker, ma nel complesso tutto il resto dello shape con il doppio concavo e la leggera V sotto la poppa di tipo swallow tail, hanno subito solo piccoli adattamenti per assecondare l’introduzione dei sucitati wingers.
La dotazione è in perfetto stile Tabou con i comodissimi pads, le funzionali strap e le ottime pinne zinger che io, dato il mio peso leggero ho sostituito con delle Mauiultrafins molto più corte.

In acqua

La prova in acqua è avvenuta nella classica condizione per cui la tavola è stata concepita: vento rafficato e leggero dal side al side-on con onde sul metro, metro e mezzo molto lente e poco potenti.
Opto per l’assetto trifin, data la presenza di onde, e abbino la nuova Ezzy Panther Elite II (2014) 5,3.
Nonostante la vela decisamente piccola rispetto agli altri rider del mio peso, che avevano optato per le 5,7, sin dal primo bordo in uscita noto che l’abbinamento con la tavola è talmente perfetto da compensare quel deficit di potenza rispetto agli altri riuscendo incredibilmente a planare pur avendo posizionato le pinne in una configurazione che predilige la manovra all’andatura (pinne anteriori e posteriore piuttosto avanzate e ravvicinate).
Il comportamento in andatura della tavola di poco si discosta da quello del modello precedente per quanto di buono conoscevo in termini di planata rapidissima e accelerazione ma ciò che veramente si evidenzia è la maggiore duttilità nei turns con raggi di curva sensibilmente ridotti grazie alla poppa più stretta ed ai nuovi rails che consentono nel contempo un maggiore controllo in manovra ed una maggiore propensione a far indirizzare la tavola molto più verticalmente. Sempre grazie ai nuovi rails sono migliorate anche le doti di bolina. I 93 litri di volume sotto i piedi non si sentono in manovra.

Conclusioni

Riprendendo quanto ho scritto l’anno scorso il Pocket è una tavola molto accessibile e divertentissima. Molto sfruttabile nei nostri mari quando le condizioni farebbero passare la voglia di uscire con materiali più “estremi”. Volendo trovare un lato negativo, per chi come me opta per un assetto “riding oriented” quindi con pinne molto avanzate e ravvicinate, è da ricercare nella sensazione di percepire una certa penalizzazione in accelerazione.
Caratteristica che sparisce in assetto monopinna o arretrando le pinne.

E’ bene ribadire che le mie sono considerazioni di un utente “normale” che pratica questo sport nel tempo libero con passione quindi senza alcuna velleità.

Grazie come sempre a WHITE REEF DISTRIBUTION .

Paolo De Angelis
windspirit staff

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