Inchieste

SONO ANCORA VIVO, quindi posso…

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Inizia così questo racconto, di Franco “Piccio” Piccioni, che abbiamo “preso” dai Social Network, si riferisce ad un episodio successo durante la mareggiata che in questi giorni ha flagellato la costa romagnola e vogliamo condividerlo con voi; non siamo un sito di SUP, non amiamo particolarmente questa disciplina, ma in questo racconto ci sono diversi spunti, validi per tutte le discipline acquatiche .

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SONO ANCORA VIVO e quindi vi posso raccontare cosa mi è accaduto ieri, ma soprattutto vi posso dire perchè ora sono estremamente convinto che è essenziale per un Istruttore di SURF e SUP essere un Baywatch e quindi conoscere la manovra di rianimazione cardio-polmonare ed il BLS.
Esco al porto di Cattolica con il SUP e con onde di circa 2,5 mt. Non tutte facili da prendere tra correnti e mulinelli, ma veloci e lunghe per cui anche se difficili da lavorare ti davano l’adrenalina della velocità tanto che, durante una mia discesa la tavola saltava così tanto che mi ha letteralmente lanciato in aria per un rimbalzo.
Quando sono arrivato in Mare, c’erano anche due miei amici surfisti che prendevano le onde più verso riva e questo mi è bastato per sentirmi quasi al sicuro anche se io ero molto più fuori. In caso di pericolo ero certo che m’avrebbero soccorso.
Dopo un po’ però gli amici se ne sono andati ed io sono rimasto solo: attorno non c’era un cane! Durante i miei corsi ripeto sempre che il surf è uno sport pericoloso e che quando lo si pratica NON BISOGNA ESSERE MAI DA SOLI. Così pur non avendo il timore che mi potesse realmente succedere qualcosa, decido di avvicinarmi alla riva e prendere le onde del primo reef.
Così abbandono la concentrazione sui bei bomboloni che c’erano fuori e mi dirigo verso la costa. Purtroppo però, dopo aver fatto una decina di metri e mentre sono girato di spalle, un’onda imprevista mi arriva da dietro e mi fa cadere. Cosa che capita continuamente surfando e tu cosa fai? Ti lasci cadere in acqua ed aspetti che l’onda sia passata. Così dopo 2 o 3 secondi senti il leasch che ti tira la gamba e nuoti per uscire. Il fatto è che l’onda non me l’aspettavo e quindi sono sceso con i polmoni vuoti e, il caso ha voluto, che l’onda invece di tirami per il leasch, mi ha tirato sotto. Normalmente mi lascio andare evitando ogni sforzo muscolare per non consumare l’ossigeno che ho in corpo, esattamente come m’hanno insegnato quando ho preso il Brevetto di Apnea. Dopo 5 o 6 secondi smetti di frullare sott’acqua e aprendo gli occhi capisci da che parte è la luce e ci nuoti incontro. Il problema però è stato che ieri c’era pochissima luce perché era nuvolo ed il Mare era marrone a causa della sabbia sollevata dalle onde, così quando l’onda mi ha tirato sotto ad un certo punto tutto attorno a me è diventato scuro come se fosse notte a causa dell’enorme quantità di sabbia sospesa in acqua dalla mareggiata! Ho aperto gli occhi e non vedevo nemmeno le mie mani, era come se qualcuno mi avesse messo una mano sugli occhi. L’aria era completamente finita e combattevo nel buio con l’impulso fortissimo di respirare perché sapevo che se lo avessi fatto sarei morto nel giro di poco. Per chi conosce l’apnea posso dire che il diaframma aveva già dato le prime contrazioni automatiche dell’estrema mancanza d’aria e quindi avevo 2 o 3 secondi prima di aprire la bocca e respirare acqua e sabbia. Con la poca lucidità di quel momento ho pensato a tutto: tirare il leasch, allargare le braccia per trovare un punto di riferimento, che fosse il fondale, la tavola, il pelo dell’acqua, ma ogni movimento era difficilissimo perché mi mancava l’aria e non capivo minimamente da che parte fossi girato. Con tutta la forza che avevo ho continuato ad evitare di respirare e, solo perché oggi non era il mio giorno, improvvisamente ho intravisto un po’ di luce. Questo mi ha dato quel po’ di forza che mi ha fatto resistere ancora i 2 secondi sott’acqua senza respirare mentre ho dato le poche bracciate per uscire fuori. Aaaaaahhhhhhhhhhh!

Mi sono buttato sulla tavola mentre la mia testa ha continuato a girare per 5 o 10 secondi. Poi mi sono messo in ginocchio ed ho remato ma ero così stordito ed al limite, che non riuscivo a ritrovare l’orientamento. E’ una cosa incredibile perché non ero nell’Oceano ma semplicemente vicino al porto di Cattolica.
Tra l’altro non capivo dov’ero anche perché da accovacciato non riuscivo a vedere la riva a causa delle onde alte e rimbambito com’ero per quello che avevo passato mi sembrava di essere in un posto sconosciuto. Che roba!
Poi ho visto gli scogli che si avvicinavano pericolosamente ed allora l’adrenalina mi ha ridato forza ed ho remato fino a riva. Mentre ero lì mi è venuto in mente che il mio amico Onofri, che surfa da più di vent’anni e che ha cavalcato diverse onde giganti, mi aveva raccontato che la paura più grossa della sua vita di Mare, l’ha avuta a Forte Dei Marmi quando ha rischiato di affogare con un’onda da 1 metro e mezzo che l’ha tenuto sotto mentre era senza fiato, proprio com’ è successo a me.
Arrivato sulla sabbia ho visto l’unica persona che c’era li attorno. Era una signora russa, di una certa età, che passeggiava sulla riva e quando mi ha visto arrivare si è fermata ad aspettarmi. Mi ripeteva: “Io ha avuto paura di voi, ho avuto paura di voi” per dire che aveva pensato che non me la sarei cavata perché mi ha visto andare sotto e non uscire più. Anche lei che di surf non ne capiva un tubo aveva visto che stavo per rimanerci. Mi ha voluto fare una foto con l’Ipad e mi sarebbe piaciuto poterla vedere perché la mia faccia doveva essere da film dell’orrore.
Perché ho raccontato questa storia? Cosa centra la rianimazione?
Dunque, quando ero sott’acqua e lottavo contro la voglia di respirare, ho pensato che se lo facevo i miei polmoni si sarebbero riempiti completamente d’acqua e quindi bloccati, di conseguenza dopo poco si sarebbe fermato anche il cuore, ed io sarei quindi andato in arresto cardiocircolatorio.
Da quel momento in poi, se qualcuno ENTRO 5 MINUTI mi avesse praticato la rianimazione cardiopolmonare sarei sopravvissuto indenne, ma dal 5 minuto in poi il mio cervello avrebbe velocemente perso le sue funzioni in modo irrimediabile fino a quando, al decimo minuto, si sarebbe fermato definitivamente. Il giorno dopo, esattamente il 6 febbraio, a quattro mesi esatti dal mio compleanno, sul Resto del Carlino ci sarebbe stato il mio necrologio (con sotto probabilmente la frase: “Tranquilli, l’ho fatto un sacco di volte”).
Mentre ero sott’acqua frullato dalle onde e mi mancava il fiato, il pensiero dominante era che fuori non c’era nessuno e che se avessi respirato sarei morto di sicuro.
Quando sono tornato a riva ho ripensato a tutte le volte che i miei allievi tirocinanti per diventare Istruttori di SURF o SUP, mi hanno chiesto perché l’ISA (International Surfing Association, il gotha del Surf mondiale) vuole che si completi il Corso di Salvataggio prima di rilasciarti il Brevetto da Istruttore.
Prima pensavo solo al fatto che se ti cade in acqua uno che è sul paddling e non è un gran nuotatore (cosa che mi è già successa più volte) questi preso dal panico diventa pericoloso e BISOGNA SAPERLO PRENDERE COME SI DEVE o TIRA SOTTO ANCHE TE (l’adrenalina in una persona che stà annegando moltiplica le sue forze per 4 o 5 volte! Rif. “Cultura e Sicurezza Acquatica”).
Pensavo anche al fatto che è necessario conoscere e saper trattare i pericoli del Mare come le meduse, i ricci di Mare, le tràcine ecc. e soprattutto le correnti in uscita (rip o gardone).
Le statistiche Americane segnalano che le correnti marine uccidono 5 volte più degli uragani, il doppio dei tornado e dei fulmini, e che gli squali, ingiustamente ritenuti il pericolo nr 1 del Mare, causano 1 decesso ogni 200 morti per le correnti marine, che si formano vicino alla riva. http://www.ripcurrents.com/
Ora sono certo che per chi pratica il surf il pericolo più grande è l’annegamento e che è molto più facile subirlo con questo sport che con il windsurf od il kitesurf, proprio perché il fatto di essere presi e sballottati da un’onda vicino a riva è pericolosissimo perché, sia che tu batta la testa sul fondo o nella tavola (i SUP hanno mediamente 150/180 lt di volume: un’esagerazione!), che ti tagli con il reef o che l’onda ti tenga sotto per troppo tempo, la probabilità di svenire ed inalare acqua nei polmoni è altissima ed a quel punto se chi ti soccorre non sa fare la rianimazione cardiopolmonare sei fritto.
Quando ero piccolo a Riccione si registravano un sacco di decessi in Mare per annegamento. Era normale perché quando qualche soccorritore riusciva ad estrarre il pericolante che aveva bevuto, non sapendo come fare la rianimazione, aspettava che arrivassero quelli dell’ambulanza che non ci riuscivano ovviamente prima di 15/20 minuti, ed a quel punto l’unica cosa che potevano fare era stendere un telo bianco sul cadavere.
Al giorno d’oggi lungo tutta la costa c’è il servizio di salvataggio con i Bagnini che obbligatoriamente conoscono la pratica del BLS e della rianimazione e così ora, pur avendo la costa Romagnola piena di milioni di turisti, i casi di annegamento sono davvero rari.
Ecco allora perché chi fa l’Istruttore di Surf o SUP sono convinto che DEVE essere un Baywatch, e quindi DEVE conoscere le correnti ed i pericoli del Mare come un vero professionista e soprattutto DEVE saper fare il BLS (Basic Life Support) e la rianimazione cardio-polmonare.
Ieri il mio Angelo Custode ha fatto gli straordinari e non finirò mai di ringraziarlo, ma mi ha ricordato una volta di più, che con il Mare non si scherza e che deve sempre avere il nostro massimo rispetto. Alla prossima mareggiata.

© Franco “Piccio” Piccioni

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