Inchieste

In arrivo il freddo, la formula dei “20” gradi

By  | 

 

Ricorderete Florian Jung (nella foto) che sfidò i 2 gradi dell’acqua dell’Alaska dotato di una muta riscaldata tramite una batteria.
Bene questa prima ondatina di fresco (siamo ben lontani dal freddo vero dell’inverno) ci ha fatto venir voglia di mettervi a conoscenza di una sorta di “legge termica” dei paesi del nord.

In particolare ci è stato confermato da piu’ fonti, soprattutto amici tedeschi, che è opinione diffusa che ci sia una “formula matematica” molto semplice per stabilire se il freddo sia sostenibile o se invece si sfori sulla sopravvivenza.

Va subito stabilito che l’abbigliamento di riferimento è l’imbacuccamento di tutto punto invernale ovvero muta di 5mm semidry o meglio stagna, calzari, cappuccio e guanti.

Fatto questa necessaria premessa vi sveliamo, dopo esserci dilungati anche troppo, qual’è questa formula.
Si chiama regola del 20 (venti), ovvero la somma fra la temperatura dell’acqua e quella dell’aria deve arrivare per lo meno al risultato di 20.

Ci siamo messi, come sempre, a provare le varie combinazioni ed anche considerando la differente capacità di resistenza dei freddi popoli del nord ci sembra che si sia davvero un po’ al limite anche se in effetti c’è una logica in tutte le combinazioni possibili.

Combinazioni estreme:

acqua 1 grado, aria 19 gradi…. se non si cade siamo a cavallo!
acqua 20, aria 0 gradi…..cadere è necessario!
acqua 10 gradi, aria 10 gradi…..al limite un po’ per tutto ma forse fattibile! 

Diciamo che forse per noi “caldi e comodi” italici sarebbe il caso di portare la regola a 25 cosa che ci è facilitata da un clima decisamente diverso dal loro.

Voi cosa ne pensate?

 

 

2 Comments

  1. Stefano

    17 Settembre 2012 at 12:40

    Grazie,
    Ottimo suggerimento , vorrei consigliarne un’altra strategia altamente funzionale anche se sembra un pò bizzarra…
    Questa strategia diciamo energetica è stata ricavata dall’esperienza di molti atleti, alpinisti,esploratori e comunque di persone che hanno operato a temperature limite della capacità umana…
    Si tratta solamente di modificare un semplice programma mentale che recita: “ho freddo” con un altro che dice: ” avverto una mancanza di calore”….
    La cosa in se stessa non sembra fare differenza ma per i processi automatici di sopravvivenza e per il nostro cervello questo fa una grande differenza, in quanto la frase “ho freddo” indica una perfetta identificazione con il freddo stesso invece la mancanza dil calore identifica al difuori di noi stessi l’origine del disagio , permettendone un più razionale controllo, specialmente se poi associamo a questa frase un pensiero del tipo ” ho sufficienti risorse per vincere questa mancanza di calore” oppure ” posso resistere anche se avverto una certa mancanza di calore” .
    Ovviamente bisogna avere una certa pratica con il lavoro su se stessi , ma può essere un simpatico punto di inizio per esplorare le capacita della propria mente.
    Io stesso nell’uscita di giovedì scorso al lago ( con mutina) e assicuro che faceva un freddo becco, ho utilizzato con discreto successo la tecnica di cui sopra….
    Stefano
    Operatore energetico e mental coach.

  2. valerio

    18 Settembre 2012 at 06:01

    Interessantissimo e giusto il commento di Stefano.
    Da un punto di vista più “matematico”, quindi più “tedesco”, direi che d’inverno a Malcesine si usa la regola del 15 per non dire del 10, dato che capita spesso di uscire con aria a 3 o 4 gradi ed acqua ben al di sotto dei 10.
    Certo che se in quelle condizioni rompi qualcosa e stai a mollo… meglio non pensarci e controllare 10 volte piedino e cime prima di uscire !!!!

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *