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Test RRD The Four 2015

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Testo e foto Paolo Cabrina

Innanzitutto, Vorrei fare una premessa…Nessuna velleità di cimentarmi in un vero e proprio test al pari di più blasonate riviste platinate, o di atleti di caratura internazionale. il mio Test manifesta l’unico intento di indirizzare quanti appassionati o meno di questo magnifico sport si stanno incuriosendo/orientando all’acquisto di un set di vele wave per la prossima stagione, e sono attratti e/o interessati dall’ormai rinomato brand italiano.
Premetto che sono un amatore con esperienza pluriennale nel settore, e di livello medio, una volta accanito viaggiatore (Hawaii, California, Canarie etc. etc) ma ora sempre più italico e pronto alla trasferta mordi e fuggi sono sempre affascinato dalle onde, ma disposto in periodi di magra, a far patti con il demonio (Vedasi acqua piatta).. Avevo quindi bisogno di una vela potente, e che facesse un po’ da Jolly sia con le condizioni al limite, sia nelle più ricercate condizioni di onda side-sideoff. Dopo aver cambiato un po’ tutti i grandi marchi del settore, mi sono indirizzato a RRD che – dopo un timido avvento nel settore delle vele – sta incominciando a ricevere lusinghieri commenti e giudizi sulle più note riviste del settore.
Dopo aver parlato con Roberto Ricci in persona, (come resistere ulteriormente al suo entusiasmo direi contagioso?!! e proveniendo da una 4 stecche americana, mi oriento per la nuova The Four MK IV 2015 nelle misure 4.7 -5.3 – 5.7 mentre nella misura piccola 4.2 mi lascio tentare dalla solida Vogue h2.

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Grazie al sostegno dell’RRD Store di Roma (nella persona del mitico Alessandro Martinelli) realizzo il mio sogno e da fine novembre acquisto il set corredato da due alberi Vogue 400 100 % e 370 80 % anch’essi belli leggeri e rifiniti.
Le vele una volta srotolate danno la sensazione di ottime rifiniture (tendistecca in dotazione) e protezioni in gomma sull’esterno per evitare abrasioni, ed interessanti soluzioni per l’antibreak integrato, con sistema di passaggio della scotta di recupero (per chi come me la usa ancora!) e delle carrucoline in ottone antiossidante ben posizionate rispetto alla totalità delle prolunghe in circolazione. La vela presenta un materiale bello rinforzato con intreccio di fili di kevlar, una testa bella larga e un corpo compatto. Non vi tedio oltre sugli scopi e gli studi di John Skye (atleta sopraffino nonché velaio di casa RRD), anche perchè non ne sarei in grado…ma veniamo al test in h20. Una bella finestra in monofilm spesso completano una vela che a mio giudizio appare tra le più belle in circolazione.
Le vele sono state provate una decina di volte nelle condizioni più disparate…dai 13/15 nodi con il piatto a Civitavecchia spot Campeggio, che con identiche condizioni e onda sui due metri side sideon di Torvaianica, allo scirocco di Marina di Palo (spot Naloo) con onda storta e potente, al lago di Bracciano con il piatto e vento tra i 15 e i 30 nodi rafficato, a Latina spot cancun con onde anche di 3 mt e fino a trenta nodi di vento.
La vela una volta montata non presenta alcuna piega, il profilo si presenta preformato con un modesto giro d’albero, e la sensazione di leggerezza trasmessa a terra è notevole (complice forse anche la leggerezza degli alberi!)…

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Non bisogna esagerare con la tensione del caricabasso per avere una vela controllabile, ed è sufficiente cazzarla fino a far sventare le prime due stecche corte per avere un buon controllo. Il boma si regola di conseguenza, e un range di + o – due centimetri assicurano la potenza necessaria per ogni occasione.
In acqua si dimostra davvero potente e compatta, tanto che lasciata ai limiti del range mi ha permesso più volte di portare la mia tavola in planata, costatando più volte di essere più veloce di surfers con vele di mezzo metro più grandi…In surfata si neutralizza bene anche se occorre agire cazzando per bene sotto, onde evitare un tiro eccessivo. Non è una vela iper neutra (La vela non sembra essere la classica side shore sail iper piatta) ma fa ottimamente il suo lavoro sempre conservando un notevole spunto. Provata con condizioni cattive ha resistito anche a macinate notevoli e a questo punto consentitemi una piccola chiosa.
Dopo aver apprezzato per anni vele iper rifinite e robuste, e soprattutto tramate quale le americane Ezzy, iniziavo a soffrire il leggero surplus di potenza in condizioni serie, e soprattutto la finestra tramata che dopo una decina di uscite inizia ad opacizzare, rendendo il bottom e la scelta dell’onda da attaccare più una questione di interpretazione che una vera e propria selezione. Con le The Four il problema non si pone minimamente…la visuale è piena e quando entri in surfata hai sempre la piena visione sottovento.. Il monofilm peraltro (sicuramente più delicato della tramatura integrale) anche a toccarlo sembra molto più resistente di quello di brands più famosi e quotati e alla prova iniziale (macinate notevoli e nuotate al recupero dell’attrezzatura) sembra confermare la sensazione.
Pertanto tra i più direi potenza, leggerezza, controllo, rigging semplice e maneggevolezza..
Tra i meno finestra in monofilm non tramata (seppur con le precisazioni di sopra) e come al solito il prezzo, decisamente da pre tangentopoli, ma cmq in linea con le velerie top..
Disponibile a farla provare sul litorale laziale a chi fosse interessato, (e chi rompe paga….)

Testo e foto Paolo Cabrina

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