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TEST ACME Wave Comp 128 – “Ode al Volume”

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Se siete abbonati a Windnews, o lo acquistate in edicola, proprio questo mese potrete leggere l’articolo “Tempo di custom” scritto dall’amico Filippo, a proposito della sua tavola custom ACME Wave Comp, “monster size”, 128 litri. Siccome non voglio spoilerarvi nulla, vi invito a leggere quello che lui vi ha scritto, io come spesso accade lo ho incontrato su uno spot ( Carbonifera, vicino a Piombino) e ho avuto la fortuna di provarla personalmente. La situazione era questa: vento di scirocco un po’ capriccioso, non si decideva ad entrare seriamente (cosa che ha fatto dopo), io ero in mare con 5.3, un po’ scarica per il mio peso, e il mio custom wave da 98 litri, qualche piccola onda faceva capolino, ma niente di particolare. Io faticavo: come è come non è, ultimamente non mi faccio mancare qualche altro kg extra, credo di essere vicino a valori record, ma per ripicca non salgo sulla bilancia; planavo sì, ma faticavo come un bracciante agricolo, mai un momento di tregua, con la mia tavola pronta ad affondare ad ogni minimo calo di vento, segno che probabilmente in questo periodo sono più vicino ai 100Kg che ai 90… Ed è stato mentre mi stavo fermando, a prendere fiato in spiaggia, che Filippo mi ha detto: “fatti un giro con la mia tavola”, io non me lo sono fatto ripetere due volte…

Mentre mi incamminavo verso il mare, mi ero già fatto una mia idea : Gianni Valdambrini, shaper Acme/Novenove, gli avrà fatto sicuramente una tavola con spiccate caratteristiche freewave, qualcosa di molto simile alla mia Eretica, ma ancora più grande, ( o al glorioso Stylewave 113, proprio fatto da lui, che ho utilizzato con soddisfazione per anni), sono bastati 50 metri in planata per capire che mi sbagliavo di grosso. Questo custom non è un freeride con scritto sopra “wave comp”, ma è una vera tavola wave per surfisti maxi: lo ho sentito subito, da come parte in planata, da come va sul bordo, ma soprattutto me ne sono accorto nel bordo a rientrare, quando ho iniziato a provare i primi bottom turn. Il volume in surfata, non dico che sparisca, perchè sarebbe davvero troppo, ma surfa come un qualunque wave da 100 litri, che mille volte ho utilizzato nella mia storia di windsurfista. Se pensiamo che ha praticamente una riserva di 25 litri di volume aggiuntivo, che permette a chiunque di galleggiare in assenza di vento, è assolutamente strepitoso. Mi ha stupito anche, oltre a come si faceva condurre nel bottom, quanta poca forza fosse necessaria per rimetterla dritta nel cut back. Io mi ero preparato ad esagerare per riuscire ad invertire la direzione di questa tavola oggettivamente enorme ( 236 cm di lunghezza per 69.5 cm di larghezza) , mentre invece ho trovato molto più dure tavole parecchio più piccole di lei.

Tutta questa storia, penso che serva a tirare due considerazioni fondamentali: la prima è che una tavola custom è davvero un abito sartoriale, e se ci si affida alle mani giuste, quello che ne uscirà sarà esattamente la “nostra tavola”, qualcosa che difficilmente una tavola di serie può essere, soprattutto se si ha una fisicità piuttosto particolare ( sia in un senso che nell’altro, persone molto alte, molto basse, molto leggere o molto pesanti). La seconda è che il volume abbondante ci fa divertire di più: per anni siamo stati condizionati dal fatto che “il più figo” era quello con la tavola più piccola, e questa cosa ci ha segnato. Tutti sempre alla ricerca del minor volume possibile, a costo di faticare e divertirsi meno, quando con 10 litri di volume in più le boline sarebbero più facili, le schiume si passerebbero meglio, ma soprattutto nel caso di uscite wave si riuscirebbero a prendere più onde, potendosi posizionare meglio, più sopravento, con meno sforzo e con più efficacia.

Concludo ringraziando Filippo per la disponibilità, e facendo i miei complimenti a Gianni Valdambrini di Acme Custom Boards   per aver progettato una tavola davvero fuori dall’ordinario.

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