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TEST QUATRO Pyramid 82 lt 20/21

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Amici, questa volta mi sono avventurato in un test un po’ difficile, di una tavola che forse è la più radicale di tutto il mercato e soprattutto di un volume che era evidentemente errato per la mia stazza, ma voglio raccontavelo comunque.
Parliamo del Quatro Pyramid 82, croce e delizia di buona parte dei windsurfisti appassionati di wave, non credo di esagerare se dico che è un po’ la tavola di riferimento, una delle poche che può essere usata davvero nelle acque di Hookipa e dei migliori spot wave del mondo, sapendo di avere la tavola “come i pro”. La grafica è semplice e piacevole, un bel colore rosso vivo la rendono inconfondibile, una parte del logo Quatro fa bella mostra di sé sulla prua, appuntita e piuttosto abbananata, come forse non siamo più tanto abituati a vedere. Ricorda molto l’outline di un surf da onda, con l’aggiunta di scassa d’albero e straps.
Sapevo prima di salirci sopra che non sarebbe stato facile, poiché 82 litri sono decisamente pochi per me ( circa 10 in meno del mio peso ) , ma visto che il vento era bello deciso (la mia 4.2 era più piena che scarica), e la direzione era tutto sommato sideshore, ho deciso di buttarmi comunque. I primi metri sono stati piuttosto disorientanti, questa prua alta che spuntava dalle schiume, e la larghezza cosi ridotta rispetto alle tavole che uso abitualmente, mi hanno fatto pensare “non planerò mai”. Ci ho messo tutto quello “che sapevo”: mi sono appeso alla vela, cercando di esser il più leggero possibile e ho allascato un po’ e come per magia la tavola è schizzata in planata, con una accellerazione bruciante. Con i piedi nelle straps era già tutto più facile, era da parecchio che non navigavo con una tavola così piccola, la sensazione era quella di non avere nulla sotto i piedi. Sul bordo il Pyramid è molto nervoso, questa prua alta sembra muoversi sempre un po’ a destra e sinistra e la velocità di crociera sembra altissima per un wave, mi sono reso conto che questa è una tavola per surfisti che sanno quello che fanno, e soprattutto sanno quello che vogliono. Attenzione non sto dicendo che sia una tavola difficile, probabilmente è la tavola che più di qualunque altra può aiutarvi a fare un bel bottom turn, a patto che quello che avete in mente sia esattamente quello. E’ il wave più wave di tutti, non è un freeride da vento forte, non è un freestylewave, non è fatto per tirare bordi lunghi e rilassati. Dopo alcuni bordi ho iniziato ad abituarmi a questo nervosismo e a questa tavola che va guidata sempre in maniera piuttosto attiva e propositiva, e nel bordo a rientrare mi ha mostrato il perché sia tanto amata: tutto quello che ti chiede uscendo te lo restituisce rientrando. Facilissima da far surfare, durante il bottom turn continuava ad accellerare permettendomi di arrivare a colpire l’onda con un tempismo e una velocità per me inusuale. Ecco, se il vostro obiettivo è surfare, questa è la vostra tavola, se siete disposti a faticare un po’ di più sul bordo, a bolinare, o a passare le schiume ( che poi non credo si tratti di faticare ma di reimparare, di cambiare modo ) il Pyramid diventerà il vostro compagno insostituibile.
Spero di essermi spiegato in maniera abbastanza chiara, dovessi fare un esempio, la paragonerei ad una moto da pista, è sicuramente quella che vi permette le curve con le pieghe più spinte e alla velocità maggiore, ma se il vostro obiettivo è quello di andarci a fare la spesa… meglio uno scooter 😉 ( insomma, non fatevi vedere in acqua piatta con questa tavola…)
A proposito del volume credo che mai come con questa tavola sia importante non scendere sotto l’equilibrio litri / peso , anzi se avrete qualche litro di vantaggio vien da sé che è la tavola ideale per fare del vero waveriding con il bordo ad uscire al galleggio, in spot come Capo Mannu, Capo Verde o Hookipa in primis. ( chi non ha visto i video di Camille Juban a Guadalupe ? )

Ringrazio Nico di City Surf per avermi messo a disposizione questa, e le altre tavole che trovate testate sul sito, per ulteriori info non esitate a contattarlo cliccando qui

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