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Test S2Maui Venom 2019

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Testo e foto Giorgio Carpi ( foto in acqua © Pietro Zamorani) 
Dopo un inizio stagione dello slalom iniziato male ed in ritardo nel mio spot posso adesso fornire le mie prime impressioni sulle nuove S2Maui Venom ‘19.

Come sempre le vele si presentano molto ben costruite e molto ben rinforzate. La balumina è realizzata come sempre in SpaceLighttm, lo X-Ply specifico realizzato per S2Maui in cui la trama di rinforzo anziché in normale poliestere è in Technoratm che lo rende leggerissimo, stabile e robusto. Per il resto, la vela ha il bordo d’entrata costruito con ben tre ferzi verticali (quasi completamente contenuti nella tasca d’albero) per garantire un profilo perfetto e grande stabilità, tasche stecche anch’esse rinforzate in Technoratm (quindi in grado di sopportare tensioni elevate senza deformarsi) e film in differenti gradazioni: più spesso in penna ed in base, più leggero nella parte centrale della vela. Ovviamente poi c’è la novità di quest’anno: 7 stecche anziché 8, sempre con 4 camber inducers. Outline simile a quello degli anni passati, ma con un cutout di bugna ridotto per rendere il feeling più diretto. Complessivamente è la vela più leggera della sua categoria.
Il montaggio è facile ed il caricabasso si cazza senza rischiare un’ernia. I terminali anteriori delle stecche sono relativamente morbidi, più che negli anni passati: questa modifica dovrebbe garantire robustezza, un profilo ben arrotondato anteriormente ed un buon passaggio dei camber.
In acqua la prima sensazione è di grande “morbidezza”, molto più che nei modelli precedenti, senza che la vela abbia minimamente perso la sua reattività: non è per nulla “gommosa” come spesso accade con le vele concorrenti. Le sorprese non finiscono, perché ci si ritrova a planare con meno sforzo che con i precedenti modelli ad 8 stecche; la sensazione è di una vela molto “pompabile” ma con la quale … serve pompare meno! La trazione è diretta ancora più in avanti che nel modello ‘18, caratteristica che facilita ulteriormente la vita in accelerazione perché la spinta laterale ridotta non infastidisce mentre si stanno calzando le straps.
In andatura si ritrova la combinazione di due sensazioni, grandissima morbidezza e reattività agli input tramite il boma, che apparirebbero inconciliabili, ed invece …. Le prestazioni, confermate dal GPS, sembrano essere superiori a quelle già notevoli dei modelli precedenti, ma con una dolcezza ed una facilità di utilizzo inaspettate in un competitivo purosangue race/slalom 4-cam.
 Il passaggio dei camber, totalmente inavvertibile se la vela è regolata con il caricabasso suggerito dalla veleria, diventa meno immediato nella strambata mure a destra se si è “esagerato” (ma comunque siamo su livelli eccellenti). In pratica, va trovato il punto giusto di regolazione che varia da misura a misura (ma siamo comunque tra + 0,5 e + 1,0 cm); mentre la vela reagisce benissimo e senza problemi alla regolazione della bugna, quindi suggerisco di mettere il boma tra +1 e +3 e poi regolare la bugna in andatura a seconda delle necessità.
Ho potuto provare 6.3, 7.0 e 7.7 e le sensazioni sono sempre le stesse per tutte le misure. Uso le vele di Barry Spanier e Art Szpunar ininterrottamente dalle MauiSails TR-2 del 2006 alle TR-XI del 2015, ho “saltato” solo le TR-7, poi le Venom ‘16, ‘17, ‘18 e adesso queste ‘19 e posso dire che MAI PRIMA c’era stato un “salto” così notevole da un’edizione alla successiva. Le Venom ‘18 erano già assolutamente splendide, ma queste ‘19 a mio parere le superano sotto ogni singolo aspetto.

Giorgio Carpi

Testo e foto Giorgio Carpi ( foto in acqua © Pietro Zamorani) 

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